In questo nostro viaggio alla ricerca del glocal, capitano degli incontri. Virtuali, of course! Così è con Virginia Fiume (nella foto di Paola Caforio, a Taranto), un curriculum da “social media editor del network di politiche culturali @s28media, specializzata in antropologia dei media”. In parole semplici, una giornalista appassionata che ha fatto della promozione del territorio con uno sguardo globale, il cuore del suo mestiere, portandola a pubblicare il Manuale per viaggiatori solitari. Ed è proprio lei a raccontarlo con un contributo particolarmente suggestivo, che pubblichiamo integralmente.
“’Il vero giornalismo è quello che si pratica con la suola delle scarpe’: è la frase che ogni giornalista ha sentito, pronunciato, letto da quando ha anche solo iniziato a pensare a questo lavoro. Pare che a pronunciarla sia stato Egisto Corradi, corrispondente del Corriere della Sera negli anni ’50, ma confesso che non sono riuscita a trovare la fonte.
Negli ultimi anni, la frase ha perso parte della sua verità assoluta. Si parla (e si scrive) sempre più di come rendere sostenibili le redazioni, del ruolo dei freelance, della necessità di collaborare e utilizzare fonti reperite su diversi siti internet, di giornalismo real-time. (Una buona riorganizzazione del dibattito si trova sul sito di una vecchia conoscenza di Glocal, la sezione live del sito di Lillo Montalto Monella).
Quando ho scritto il Manuale per viaggiatori solitari non avevo in mente il giornalista come primo lettore dell’ebook. Ma sono convinta che si tratti di una lettura che può servire anche ai giornalisti. Il giornalista è un viaggiatore all’interno della società che ha il compito di raccontare. Che sia un corrispondente o un cronista locale sarà importante per lui trovare il modo di immergersi nelle sue fonti. Spesso ha poco tempo a disposizione, quindi deve trovare i canali di accesso più diretti alle storie locali.
Nel Manuale sono un paio di idee che – sempre che abbia il coraggio di rinunciare a comunicati e conferenze stampa, perfettamente reperibili in rete – aiuteranno il giornalista in questa immersione glocal. Qualche esempio concreto? Perché non documentare la vita di Taranto, così strettamente collegata alle vicende dell’Ilva, affittando una stanza da qualcuno del posto con Airbnb? O perché non provare a trovare una guida esperta e discreta al quartiere di Scampia a Napoli attraverso la community Angels for Travellers?
Ma sappiamo anche che il giornalismo non è solo inchiesta. Esistevano, e forse esistono ancora, i reporter musicali. Non so se sono mai esistiti i reporter letterari. Ma sapere che scrittori che, vivendo e conoscendo una città, hanno deciso di raccontarla attraverso le opere di artisti contemporanei come David Bowie e Wim Wenders può essere fonte di ispirazione e di incontro approfondito con le città, i loro luoghi, le loro persone.
Spesso i viaggiatori hanno un vantaggio emotivo rispetto ai giornalisti: una curiosità pura. Non tutti i viaggiatori sono giornalisti, ma tutti i giornalisti sono stati viaggiatori. Recuperare dentro di sé quella curiosità, quella voglia di conoscere può essere il punto di ri-partenza di una professione sempre più globale dal punto di vista tecnico e locale dal punto di vista narrativo.
Se anche voi volete raccontarci la vostra storia o inviarci suggerimenti per arricchire il programma del nostro festival scrivete a festivalglocal@gmail.com!