Giornalismo musicale in crisi? Forse, ma ha ancora tanti spunti vivaci

L’incontro doveva essere una discussione per mettere a confronto il giornalismo musicale su carta e quello sul web, ma è stato molto di più. Stimolati dalle domande di Adelia Brigo, giornalista di VareseNews, i relatori si sono lasciati trascinare in un affascinante dibattito sul ruolo odierno del giornalista, non solo musicale, e sul valore di articoli e recensioni nell’epoca in cui tutti sanno tutto.

“Ora come ora- spiega Franco Zanetti della rivista Rockol – il giornalismo musicale non ha di certo il valore che aveva prima: la musica arriva direttamente al pubblico e non passa più per una mediazione. Prima un giornale musicale era come un amico coi tuoi stessi gusti che ti aiutava nella scelta dei dischi da comprare e quelli da non prendere. Adesso, grazie a mezzi come Youtube e Spotify, non c’è più bisogno di recensioni, il pubblico può ascoltare qualsiasi cosa prima di decidere se acquistare o no un cd”.

La riflessione di Rossano LoMele, direttore della rivista Rumore, verte sul fatto che chi è nato con l’abitudine di una spesa per la musica continua ad attribuirle un valore mentre le generazioni più recenti scavalcano naturalmente il problema e usano mezzi diversi: in nessun settore la digitalizzazione ha causato danni grandi come in quello della musica. “E in quello del porno”, ribatte Zanetti. L’incontro prosegue con alternanza di battute e prese in giro, anche se si parla di un settore in grave crisi, non solo a livello economico: si è anche in balia degli eventi, non si sa più come fare giornalismo.

 

“La maggior parte delle volte” dice Paolo Madeddu di Amargine.it, “la musica diventa un pretesto per un commento autoreferenziale, per parlare di sé, e la cosa funziona perché questo metodo di storytelling attecchisce sul pubblico che si identifica facilmente nei racconti, ma allora non si può più parlare di giornalismo musicale”. Dal giornalismo in generale si passa alle recensioni: hanno ancora un valore? Si, no, forse. I pareri sono discordanti, anche tra il pubblico. Non si giunge a una conclusione definitiva.  Nonostante lo strano e divertente andamento del dibattito gli spunti di riflessione sono tanti: cosa possono fare i giornalisti per migliorare la situazione? Cosa può fare il pubblico? Come si può mantenere attivo un business di questo tipo con i tempi che corrono? Le domande senza risposta sono tante.

Greta Sacchi

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