La deontologia tra giornalismo tradizionale e social media

Comincia oggi la settima edizione del festival “Glocal18” presso la Camera di Commercio di Varese con una conferenza la cui tematica risulta estremamente attuale: la responsabilità del web rispetto ai giornali e al loro modo di fare notizia. L’argomento è stato introdotto dal presidente nazionale OdG Carlo Verna, per poi lasciare la parola alla blogger Selvaggia Lucarelli, al presidente OdG Lombardia Alessandro Galimberti, al sociologo Enrico Finzi. Oltre che ai giornalisti Raffaele Fiengo Paolo Pozzi e alla creator Francesca Tamburini, intervenuti in qualità di relatori. Il dibattito ha offerto una serie di punti di vista, sia pur con analogie e differenze, in merito a come si stiano evolvendo i diritti e i doveri dei giornalisti in relazione alle nuove figure dei blogger e degli influencer.


In particolare, secondo Pozzi, il codice deontologico dei giornalisti iscritti all’albo risulta assente sul web. Ambiente nel quale è diffusa una sensazione di totale impunità: ecco spiegato il motivo per cui si legge spesso di minacce di morte all’interno dei social media. Risulta, quindi, inevitabile rifarsi all’art. 21 della Costituzione in merito alla libertà d’espressione nel rispetto delle leggi, implicando una forte sollecitazione democratica, utile a contrastare le nuove forme di cyberbullismo o di istigazione al suicidio.


Invece, Lucarelli sostiene con una certa vivacità che chi scrive su Facebook e sui blog risponde del proprio contenuto con le stesse responsabilità di chi scrive sui giornali. Eleva in un certo senso il web, ponendosi in contrasto con Finzi, definendo le figure che vi operano delle “sentinelle che vigilano sui giornali”.

Ciononostante, vengono generate continue e fuorvianti “fake news”, tuttavia “detonate” nel giro di poco tempo dal web stesso più che dal giornalismo in sé. Pertanto, il web rappresenta il male e allo stesso tempo l’antidoto per le “fake news”.


Infine, Galimberti conclude l’analisi della problematica deontologica, puntando il dito contro il modo molesto di fare giornalismo, talvolta invadente e sgusciante: a suo dire, questo è il fattore che caratterizza l’assenza di deontologia nel contesto informativo.
Di conseguenza, i relatori auspicano che il web si basi sempre più sui principi enunciati da Fiengo di “chiarezza, veridicità ed onestà”, ossia su una responsabilità in carne ed ossa.

Alberto De Franciscis

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