Anche secondo Claudio Pucci del Centro Polispecialistico Beccaria, collaborazione è la parola d’ordine. Per ottenere migliori risultati sia per il Servizio sanitario nazionale sia per il singolo paziente è necessario unire l’ambito pubblico con quello privato, per fare ciò risulta irrinunciabile un forte ancoraggio al territorio.
Bernardo Rocco, docente di urologia all’Università di Modena e Reggio Emilia, afferma che, nonostante le difficoltà del rapporto pubblico-privato, la sanità in Italia rappresenti ancora un settore d’eccellenza. La mancanza di fondi, però, complica il discorso: se il privato può permettersi ampi investimenti, il sistema pubblico non ha la stessa possibilità.
“La ricerca clinica porta grandi vantaggi a tutto il sistema della sanità”. Carlo Salvioni, di IQVIA Italia, tratta di questo tema spiegando come lo studio clinico possa portare ampi vantaggi economici per gli ospedali. Uno dei maggiori problemi legati ai trial clinici riguarda, però, il reclutamento dei pazienti: il processo è lungo, costoso e ad alto rischio per le aziende farmaceutiche.
Un altro fenomeno che caratterizza il sistema sanitario italiano è il cosiddetto turismo sanitario, fenomeno alimentato da tutti i pazienti che nelle regioni di residenza non trovano offerte adeguate e sono costretti a spostarsi per ricevere cure. Emanuele Monti, presidente della sommissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, conferma i dati favorevoli e ripropone il tema della centralità del paziente come uno degli obiettivi da perseguire. Sia nel pubblico che nel privato è necessario creare una sanità che non sia Milano-centrica, ma dar vita a dei poli d’eccellenza che sviluppino capitale umano, scientifico e clinico sparsi su tutto il territorio.