A partire da alcune inchieste svolte prima e dopo il Foia, Laura Carrer di Transparency International ha voluto evidenziare l’apporto dovuto all’introduzione di questo nuovo strumento. Grazie a questa norma sono state realizzate inchieste sul gioco d’azzardo, i siti contaminati dall’amianto e le coperture vaccinali. Le richieste di accesso presentate per ottenere i dati hanno ottenuto risposte più favorevoli da parte delle amministrazioni che, però, li forniscono spesso in formati difficilmente estrapolabili. Oltre ad avere una disposizione legislativa, risulta importante sensibilizzare coloro che dovranno impiegarla. Con questo scopo Transparency Italia ha creato il Foia4Journalists, piattaforma che vuole assistere i giornalisti nell’uso di uno strumento che possa promuovere il loro diritto d’accesso agli atti e il diritto dei cittadini a essere informati. Il fine è aiutare i cronisti nella richiesta degli atti, ma anche quello di fornire assistenza in caso di risposte negative o altre necessità correlate.
Rispetto alle possibili applicazioni, Riccardo Coluccini ha illustrato alcune tipologie di documenti che si possono richiedere con il Foia. Ad esempio le offerte tecniche delle aziende alla pubblica amministrazione, fatture, verbali di collaudo, linee guida e policy interne, statistiche di utilizzo dei sistemi e presentazioni o slide.
In generale con il Foia chiunque ha diritto ad accedere alle informazioni e questa è una delle principali conquiste, ciò non toglie che nei paesi europei esista un approccio differenziato: il giornalista Luca Rinaldi parla di “applicazioni a due velocità”. Se fino a qualche anno fa l’Italia si trovava in coda alla classifica di accesso all’informazione, oggi siamo a metà strada: il cammino è ancora lungo ma non più così impervio.
Erica Zulli