Un file rouge lega trasparenza, veridicità e giornalismo: gli infoData. Raccontare attraverso dati, grafiche e numeri diventa una pratica tanto complementare alla cronaca quanto necessaria al fine di verificare un’informazione. Di giornalismo che racconta la politica attraverso i Data ne hanno parlato Carlo Canepa, Susanna Ferro e Luca Tremolada a Glocal 2019, il Festival di Giornalismo di Varese. Nella Sala Campiotti, Luca Tremolada, Data Journalist de Il Sole 24 Ore, ha spiegato come intercettare trend, costruire un contesto economico e sviluppare grafici al fine di raccontare una notizia. L’idea è quella di fornire strumenti affinché il lettore possa trarre delle proprie conclusioni. «All’interno di queste grandi mole di dati, si riesce a scoprire cose che non funzionano», afferma Tremolada.
Di fact checking, ovvero di controllo delle notizie, si occupa anche Pagella Politica,una piattaforma che analizza la veridicità delle dichiarazioni dei politice, utilizzando colori diversi in base al giudizio. Verde per informazioni corrette, rosso per dichiarazioni false. Giallo e arancione per notizie imprecise, parzialmente corrette. Pagella Politica ha verificato anche il Contratto di governo. Delle 317 promesse espresse, solo 42 sono state mantenute. «Per i politici il numero è la cosa più importante», sostiene Carlo Canepa. Stando alle sue parole, i giornalisti devono essere in grado di riconoscere la coerenza di un’informazione.
Anche Susanna Ferrodi ,Trasparency Intenacional Italia, discute di dati e trasparenza. L’organizzazione per cui lavora si occupa di lotta alla corruzione. Da lì è nato Soldiepolitica.it, un progetto creato a Bruxelles che monitora interessi privati e finanziamenti alla politica. L’obiettivo è «cercare con i dati di favorire il lavoro del giornalista. Fare quindi connessioni, individuare rischi e campanelli d’allarme», sostiene Ferro. «Dare un valore numerico per far arrivare subito il messaggio. Non ci focalizziamo solo sul politico, ma lavoriamo su più tematiche per contrastare la corruzione».
Di Virginia Nesi