Il termine Rinascimento viene associato al periodo storico che ha portato l’Europa a una nuova nascita, appunto. Dal punto di vista culturale e sociale si sono sviluppati numerosi cambiamenti che hanno permesso uno stile di vita non solo migliore, ma completamente diverso e separato da tutto ciò che era stato fino a quel momento. Oggi la stessa terminologia viene affiancata all’aggettivo “digitale”. Sicuramente la nascita del web e lo sviluppo di tutte le tecnologie annesse hanno portato a semplificazioni di pratiche che mai avremmo pensato di svolgere così facilmente e rapidamente. Ma l’era digitale la si può davvero definire Rinascimento?
È l’argomento affrontato questa mattina in Sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese durante l’incontro “Rinascimento digitale dalle case alle città, dall’economia al giornalismo” al Glocal, Festival del giornalismo digitale.
Secondo Nicola Zanardi, direttore della Milano Digital Week, sostiene che la società di oggi non ha ancora superato la fase di passaggio dall’era “offline” quella digitale, in quanto «ci sono alcuni elementi di discontinuità tecnologica che rallentano questo fenomeno». Questo perché c’è chi ritiene che il web apra solo scenari negativi, ma Zanardi spiega come in realtà permetta potenzialmente un accesso migliore alla democrazia: «L’accesso al lavoro, ad esempio, in rapporto al profitto sta cambiando progressivamente».
Marco Romualdi, responsabile dei servizi delle Camere di Commercio, ritiene che il problema che impedisce soprattutto alle generazioni passate di comprendere le potenzialità del digitale. Alcune prestazioni offerte sono Spid – Sistema pubblico di identità digitale – che permette di gestire online i servizi della Pubblica Amministrazione, e un metodo che permette agli imprenditori di avere a portata di smartphone tutte le informazioni riguardo la propria attività. «Voi direte che questo è il minimo indispensabile – afferma Romualdi rivolgendosi ai giovanissimi, tutti di età inferiore ai 19 anni, presenti in aula – ma i dati dimostrano che solo 400 mila persone in Italia sfruttano almeno uno di questi sistemi, pur essendo completamenti gratuiti».
Durante l’incontro Roberto Fuso Nerini, consulente su temi di digital transformation e digital marketing, ha fatto appello alla sua trentennale esperienza in pianificazione di strategie di comunicazione. «Sulla pubblicità il web pesa al punto di superare il 50% degli investimenti, e a comandare il mercato sono due protagonisti: Google e Facebook (inteso come azienda): un duopolio, in cui sta subentrando un terzo attore che è Amazon, che cresce in maniera esponenziale ed è più vicino all’atto dell’acquisto. I colossi stanno ridisegnando i loro progetti di investimenti. Non si parla più, quindi, di fare strategie digitali, ma di strategie mondiali in un contesto che è sempre più digitale».
di Alessia Conzonato