Le parole e il giornalismo

Il Teatrino Santuccio ha ospitato questa mattina un panel nel quale si è discusso di quanto certe parole che hanno a che fare con la tecnologia e la scienza siano ormai entrate nel nostro gergo comune ma, in alcuni casi, si tratta di termini che vengono usati a sproposito.

Diversi speaker ci hanno spiegato il significato primo delle parole e i concetti che vi ruotavano attorno: il primo ad intervenire è Davide Tosi, ricercatore dell’Università dell’Insubria, che introduce l’argomento sull’intelligenza artificiale, affermando già dalle prime battute che per ora, pur vivendo in un’epoca in cui la tecnologia si sta rinnovando velocemente, l’intelligenza artificiale non potrà sostituire quella umana. Tosi continua dicendo che secondo lui si tratta di “creare una conoscenza nuova, a partire dalle informazioni che già abbiamo”.

La ricerca artificiale non può essere limitata ad un unico ambito di ricerca, è un concetto complesso, le potenze di calcolo che abbiamo ci danno la possibilità di progredire sempre più in questa tecnologia, ma l’intelligenza di un software rimane ancora lontana dalla nostra, e forse non si arriverà mai ad una guida autonoma.

Prosegue il direttore della Divisione Ricerca della Liuc, Massimiliano Serati che ha deciso di parlarci di BIG DATA. Premette fin da subito che esistono molte definizioni a riguardo, ma un concetto più ampio si potrebbe dare grazie a tre parole chiave: volume, visto che stiamo parlando di “big”, quindi dati dimensionalmente grandi,  varietà, perché i dati che vengono analizzati sono fortemente destrutturarti, parliamo di informazioni diverse tra loro, non più solo il dato tradizionale ma anche stringhe di testo e immagini e infine velocità, la tecnologia progredisce rapidamente.

Massimiliano Serati ha inoltre spiegato come il dato sia utile solo se riesce a produrre un valore: che può essere cognitivo, scientifico o di conoscenza.

I Big Data sono estratti da ogni nostra attività: tanti sono i canali e tanti altri sono gli strumenti usati per captarli e raggrupparli. Può essere fatta un’analisi descrittiva in cui posso monitorare picchi e gole delle diverse attività, un’analisi che riesca a dare la possibilità di lavorare in prospettiva futura e un’analisi prescrittiva, informazioni che consentono di definire sistemi di regole utili per regolare e migliorare il funzionamento di un determinata attività.

Giovanni Porta, professore associato in Genetica medica dell’Università dell’Insubria, invece ci ha fornito tanti spunti nell’ambito della medicina di precisione: progredendo la tecnologia ha la possibilità di studiare e controllare il DNA umano in maniera sempre più capillare e precisa, è possibile grazie ad essa studiare il rischio di una malattia o individuare se si è inclini ad essa già dall’infanzia.

Il professore ci tiene a sottolineare quanto sia utile avere una visione globale del paziente per poi saper approfondire nel particolare e ha anche offerto tanti esempi di sospensione della terapia. Ha concluso dicendo che è importante avvicinarsi in maniera sensibile alla questione e sottolineando quanto la medicina di precisione sia importante ma solo con supporti Big Data.

Il presidente di Mind the Bridge, Alberto Onetti, ci ha parlato invece della natura delle Startup, della loro struttura e della loro nuova capacità di business che ha il potere di attrarre un alto numero di fruitori. Si tratta di nuove aziende che cercano di proporre progetti innovativi da portare sul mercato, si distinguono dalle vecchie aziende tradizionali perché sono fortemente ambiziose. Esse hanno la necessità di anticipare gli investimenti, questo le porta ad avere un profilo di rischio molto elevato visto che si muovono sulla frontiera dell’innovazione. Le startup prevedono progetti ambiziosi e riescono ad ampliare il modo di pensare delle persone.

 

 

Infine Raffaele Angius, cyberjournalist, ha trattato un argomento molto delicato, quello della cybersecurity. Ha voluto spiegare e definire fin da subito la figura dei cosiddetti hacker, capaci di sottrarre dei dati, informazioni e produrre attacchi informatici per bucare un sistema. Le loro sono azioni dettate da scopi differenti: testare la sicurezza dei sistemi, entrarvi e sottrarne dei dati per fini commerciali o illeciti, altri per compiere un gesto “etico” avvisando che i sistemi sono danneggiati e poter rimediare nella maniera più veloce possibile, altri ancora addirittura per noi, le giustificazioni sono molte.

 

Pietro D’Angelo

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