L’Ordine dei Giornalisti: a cosa serve, cosa tutela e come nasce. Questo è il fulcro dell’incontro in Sala Campiotti della penultima giornata del Glocal, il festival del giornalismo digitale di Varese. Al tavolo del panel anche il sindacato Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo complementare.
«L’Ordine dei Giornalisti è sinonimo di tutela e libertà – afferma Paolo Pozzi, portavoce del Presidente dell’ente della Lombardia – .Non è frutto del fascismo come tutti credono, è il risultato della legge n° 69 del 1963. Si basa sui principi del diritto di cronaca e di critica». Insomma, se nei giorni scorsi la domanda del festival era “Ordine dei Giornalisti, abolirlo oppure no?”, adesso la risposta la forniscono i sindacati: un ente professionale serve, sempre, anche in piena era digitale. Nonostante la polemica che riguarda la divisione in pubblicisti e professionisti. In termini numerici, i giornalisti pubblicisti superano di molto quelli che scelgono di rendere l’informazione il proprio lavoro principale. L’Ordine dei giornalisti pubblicisti, quindi, potrebbe essere chiuso in favore dei professionisti. Ma è davvero uno svantaggio per coloro che fanno il primo step nel mondo delle news? O l’assenza di un ordine garantirebbe una maggiore libertà di movimento all’interno delle redazioni? Secondo i sindacati, nessuna delle nuove leve sarebbe tutelata in termini contrattuali. Sono tanti i giovani che lavorano all’interno delle testate senza essere retribuiti, pur esistendo un Ordine locale e Nazionale. Servono maggiori controlli, dunque, o non servono per niente?
Secondo Marco Lo Conte, Social media editor de Il Sole24Ore, le tutele riguardano giornalisti assunti e nuove leve. Soprattutto il fondo pensionistico rappresenta un importante paracadute per i professionisti che stanno lasciando il mondo del lavoro e per quelli che vogliono entrarci.
Gabriella Mazzeo