Le petizioni online per combattere l’ignoranza

“Una reazione all’elogio dell’ignoranza”. Così il giornalista Sandro Ruotolo ha rimarcato l’importanza dell’attivismo, nell’incontro “Le petizioni online come fonti di notizie” di Glocal, il festival del giornalismo digitale di Varese. Insieme a lui presenti Stephanie Brancaforte, direttrice di Change.org Italia, Ilaria Bonuccelli, de Il Tirreno e il direttore de Il Salvagente Riccardo Quintili.

Un incontro per raccontare come la collaborazione tra le piattaforme online e il giornalismo può portare alla ribalta storie locali, fino a farle diventare fenomeni su scala nazionale e globale.

“In Sudafrica le donne omosessuali venivano stuprate per correggere il loro comportamento” racconta Stephanie Brancaforte. “Qualcuno doveva agire, e quindi abbiamo deciso di lanciare una petizione. Nel giro di pochi giorni tutti ne parlavano, il contenuto era diventato virale, il problema reale. Quella è stata la prima petizione lanciata da Change.org”.

Un modello che può funzionare meglio con la collaborazione del mondo del giornalismo. “Ci troviamo in un periodo storico in cui viene elogiata l’ignoranza” ricorda Sandro Ruotolo. “Se ci sono persone che sono costrette a girare sotto scorta per aver raccontato la realtà dei fatti, responsabili sono anche coloro che non lo hanno fatto. Le petizioni online, arricchite dal lavoro dei veri giornalisti, garantiscono il diritto all’informazione”.

Una forma di attivismo che ha il potere di cambiare la società. “In Italia fino al 2012 un bambino di nove anni poteva comprare otto bottiglie di vodka” dice Ilaria Bonuccelli. “Abbiamo raccontato questa storia, e dopo pochi mesi è stata approvata la legge che vietava la vendita di alcool ai minori”.

Ma perché un giornalista dovrebbe farsi carico di un cambiamento? A rispondere ci pensa Riccardo Quintili: “Dobbiamo raccontare e denunciare. Questo per noi è un dovere”.

Benny Mirko Procopio

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