Il mondo sportivo – e calcio in particolare – e pandemia. Era questo il tema di fondo dell’incontro di oggi – venerdì 13 novembre – sul giornalismo sportivo a Festival Glocal 2020, ideato da VareseNews.
Il moderatore Franco Ordine ha fatto da regista del dibattito, che ha visto voci autorevoli come l’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta, il direttore del Corriere dello Sport – Stadio Ivan Zazzaroni e il direttore di Sky Sport Federico Ferri.
Da dirigente sportivo di altissimo livello, il varesino Marotta ha parlato dell’impatto che ha avuto la pandemia nel mondo professionistico: «Questo virus ha avuto un impatto violento, in prima battuta per la salute, creando uno stato di allarme in ogni squadra. Ci siamo trovati davanti al sentimento della paura, affrontando l’argomento con “ignoranza”, nel senso che non sapevamo a cosa andavamo incontro. All’interno del club la priorità è stata quelle di mettere in sicurezza dipendenti e calciatori, adottando il protocollo che ha dato garanzie. Abbiamo sfruttato anche noi lo smart working, aprendo un mondo nuovo come le videoconferenze. L’altro obiettivo era garantire la sostenibilità al mondo del calcio. La mia idea era quella di pazientare, fare una fotografia della situazione dettagliata e poi riprendere l’attività. I giocatori hanno cercato di tutelare le loro famiglie».
«Oggi stiamo subendo un condizionamento – ha spiegato poi Marotta, passando alla situazione presente -; da un tampone all’altro ci si può ritrovare un gruppo di giocatori disponibili o no. La grande difficoltà degli allenatori è gestire la programmazione della partita e la pianificazione degli allenamenti. Dal punto di vista sportivo siamo in grande difficoltà. Per questo penso che deve essere centralizzata tutta la Serie A così da non creare situazioni diverse tra le squadre. Il mio ultimo intervento, riguardo a questa pausa per le nazionali, non era privare le selezioni di giocatori, il problema è valutare la situazione all’interno di una stagione anomala, in un calendario molto compresso. Bisogna valutare meglio le situazioni dei singoli atleti con un colloquio proficuo tra club e nazionali, ma anche la riduzione di tornei che non hanno rilevanza. Capisco l’importanza di Europei e Mondiali, ma cerchiamo di limitare alcune partite che hanno poco valore».
Da direttore di un quotidiano cartaceo come il Corriere dello Sport-Stadio, Ivan Zazzaroni ha spiegato quali sono state le prime soluzioni intraprese durante lo stop dei campionati: «Seguire la cronaca, i temi e gli argomenti era l’unico modo per andare avanti. Abbiamo accettato delle rinunce e dei tagli importanti a livello di collaborazioni; bisognava tagliare qualche ramo per non far morire l’albero. È un problema dello Stato che deve dare le basi per dare un futuro al mondo del lavoro».
«La cosa fondamentale del calcio – ha proseguito Zazzaroni relativamente al futuro del mondo del pallone – è che ha affrontato il problema virus prima e meglio degli altri, doveva guardare avanti ma è mancata la compattezza. Bisognerà arrivare a una centralizzazione dei laboratori che analizzano i tamponi, basta divisioni, serve una linea comune e condivisa; fino a quando il calcio italiano non riuscirà a fare sistema, siamo destinati ad avere pandemie continue. Pensare che prima il calcio italiano fosse sano è un errore, la pandemia ha dato un colpo quasi mortale. Ha avuto un merito: ha fatto capire quali erano le gerarchie all’interno del palazzo del calcio. Tutto lo sport ha avuto dei momenti di debolezza, il calcio sta dimostrando la forza di andare avanti, anche se qualcuno cerca sempre delle vie traverse per arrivare al risultato individuale».
Federico Ferri, da direttore di Sky Sport, ha dovuto pensare sia alla parte giornalistica, sia della mancanza di eventi televisivi: «Stavamo raccontando qualcosa di nuovo e irripetibile che ci ha rivoluzionato il lavoro e chissà per quanto ancora ci condizionerà. Non è mai accaduto un periodo così lungo senza alcun evento. Noi ci siamo fermati ma la nostra produzione no, siamo andati avanti reinventando il nostro lavoro mettendoci nei panni di chi sta a casa. Le scelte sono state due: continuare a dare spazio alle news, diventando un punto di riferimento di quel racconto e intrattenere il pubblico attraverso lo sport e i suoi valori. Lo abbiamo detto spesso in quei giorni: lo sport era da difendere perché veicolo di lavoro per tante persone. Il nostro compito è valorizzare gli eventi rendendoli sempre più attraenti. Dire che le televisioni hanno vantaggio dalle gare a porte chiuse è una stupidaggine, certamente non aumenta l’ascolto la mancanza dei tifosi allo stadio. Le voci nel campo, sempre in una dimensione corretta, portando il pubblico più dentro la partita, può dare più valore al racconto televisivo. Poter raccontare il dialogo tra giocatori e allenatori, è un elemento di spettacolarizzazione, come avviene nella Nba. Credo sia corretto informare mantenendo la barra dritta. L’unico elemento che è la salvezza per il mondo del calcio per avere un futuro è il rispetto delle regole che i club si sono dati. Questa è l’unica bussola possibile: essere rigidi sull’applicazione e che questo accada senza schieramenti».
«Gli stipendi dei calciatori – ha proseguito Ferri nel suo intervento riguardo il futuro che aspetta il mondo sportivo e del pallone in particolare – è un argomento corretto ma già da qualche anno, anche prima della pandemia. La cosa più importante non è tanto fare lezioni, il nostro ruolo è fare cronaca e raccontare i fatti, la nostra attenzione è non prestarci a essere strumento di richieste e speculazioni che vanno a danneggiare tutto il movimento. Su questo abbiamo una grande responsabilità e vogliamo prendercela. Serietà, indipendenza e passione, quella per lo sport ma anche per la professione. Il nostro è un lavoro, non un hobby per appassionati».