L’incontro finale di Glocal 2020 ha trattato il tema del giornalismo, dei diritti e del copyright con una tavola rotonda che ha messo a confronto piccoli e medi editori, un gigante della rete come Google e un esponente del governo per affrontare il tema del riconoscimento dei diritti sui contenuti originali prodotti dalle testate giornalistiche on line.
Dall’incontro è emersa la necessità, da parte dell’Italia, di recepire la la direttiva europea 790/19 sul copyright che all’articolo 15 stabilisce l’obbligo di stipulare accordi e di corrispondere un adeguato compenso agli editori e gli altri produttori di contenuti per remunerare tali contenuti in vista di una loro indicizzazione sulle piattaforme.
Il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella ha fatto il quadro della situazione, anche alla luce degli incontri che ci sono stati in già passato ad esempio con Anso, confermando la necessità di questo passaggio e «l’importanza di trovare un punto d’equilibrio tra gli editori on line e i big della rete in modo che venga tutelato il diritto d’autore di chi produce contenuti originali e la sostenibilità del mondo dell’informazione online.
Un punto d’equilibrio che si augura anche Enrico Bellini, manager di Google Italia: «Negli anni Google ha dimostrato la volontà di un rafforzamento dell’ecosistema giornalistico. Per Google la tutela del copyright è fondante. È importante, però, capire bene cosa vuol dire tutelarlo e concedere un diritto ancillare. Brevi estratti di un contenuto non sono violazione di copyright. Spesso si dice che google saccheggia contenuto editori senza retribuirli ma se vediamo impatto economico che google trae da news è piccolo. I ricavi per Google in Italia per quanto riguarda le ricerche di notizie, sono di 3,3 milioni di euro su scala annuale. Le ricerche relative a notizie sono poco più del 3%».
Per Matteo Rainisio, vicepresidente di Anso, le esigenze dei grandi gruppi editoriali sono diverse da quelle dei piccoli: «Se viene vietato condividere una notizia sui social i giornali on line non potranno sopravvivere e il lettore verrà a sapere cosa succede attorno a lui solo dai grandi media e solo se succede qualcosa di davvero importante. Le realtà locali e iperlocali sono un servizio importante di prossimità che va tutelato».
Il sottosegretario Martella ha anche annunciato quali saranno le strategie del governo per aiutare l’editoria digitale che si basano su tre fattori: «I punti su cui investire con il recovery fund sono la transizione tecnologica, il capitale umano e il sostegno alla domanda». Il sottosegretario ha spiegato che la transizione verso il digitale deve essere accelerata «seguendo l’esempio di quanto fatto con Industria 4.0. Il progetto si chiama Editoria 5.0 e si basa sul credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, per la formazione digitale dei dipendenti, la riqualificazione degli over 45, la cybersecurity. Puntiamo ad introdurre anche bandi per la ricerca e sviluppo, contributi e prestiti agevolati per progetti editoriali, e assunzione di giovani. Stop, infine, al dumping contrattuale per difendere l’informazione di qualità e il giusto compenso».
Fabrizio Barbato, Cfo di CiaoPeople (Fan Page e molto altro) e Luca Lani, Ceo di CityNews sono sulla stessa lunghezza d’onda. Per Lani «sentire nel 2020 che si vuole aiutare l’impresa editoriale a digitalizzarsi col credito d’imposta sembra un po’ superato. Il nostro problema non è comprarci un server ma essere aiutati a creare un ecosistema e un mercato senza storture. Non serve mantenere in piedi imprese decotte».
Per Fabrizio Barbato, invece, «è importante dare supporto all’editoria in stato di crisi ma il modo più importante per farlo è prevedere incentivi per assumere giornalisti che sono l’anima del prodotto editoriale. Solo attraverso un prodotto di qualità, infatti, ci si può risollevare».