“Giornalismo e memoria” spesso si intersecano nel racconto della realtà e della società. La podcaster di Chora Media Sara Poma, la giornalista di Internazionale Annalisa Camilli e il giornalista de Il Sole 24 ore e podcaster Andrea Franceschi raccontano la loro esperienza.
“L’idea mi è venuta per il ventennale del G8, uno spartiacque per molti membri della nostra redazione. Il giornale aveva intervistato molti attivisti dei movimenti noglobal – afferma Camilli, autrice di Limoni, il G8 di Genova 20 anni dopo – Io avevo lavorato con il documentarista Carlo Bachschmidt per realizzare uno spettacolo teatrale su quei 3 giorni e avevamo raccolto materiale d’archivio e le moltissime telefonate dei genovesi alle forze dell’ordine”. La cronista aveva partecipato ai cortei, ma non era più tornata in città per 20 anni: “Quella violenza così radicale mi aveva colpito così tanto.
Tutti questi però sono stati i motivi che ci hanno spinto a fare un podcast“. Attraverso le nuove tecnologie, telecamerine e materiale video, gli attivisti avevano provato a raccontare se stessi, ma “le immagini allontanavano le persone, non le avvicinavano a quell’esperienza. Molti che avevano partecipato non riuscivano a vedere. Questo ci ha fatto pensare che l’audio e i suoni sarebbero stati un buon modo per avvicinarsi a quell’evento”. L’unità narrativa è tenuta dal racconto di Camilli, “una persona in crisi. Di solito a Internazionale prevediamo che siano i fatti a parlare e non l’emotività in questo caso ci sembrava interessante, per portare con noi l’ascoltatore e portarlo verso l’archivio, sdoppiare la voce narrante, tra giornalista e attivista con più dubbi, domande e difficoltà”. La risposta degli ascoltatori ha sottolineato come “raccontare delle storie del passato riporti a galla questioni siano ancora presenti con una prospettiva più chiara sul presente”. Tra le sfide di Limoni anche la molteplicità dei punti di vista su un racconto conteso, fatto principalmente dai giornalisti e dagli attivisti che spesso raffreddano il contenuto o non lo rendono condiviso.
“Il podcast si adatta bene alla prima persona – afferma Sara Poma, autrice di Carla, una ragazza del Novecento – Ci sono casi in cui si è più credibili, se la storia che si sta raccontando ha qualcosa a che fare con l’esperienza del narratore”. In Serial, per esempio, la voce della narratrice è molto presente, ma “la potenza della voce e delle testimonianze può sopperire anche se non c’è un’esperienza personale“. Carla è la storia della nonna di Poma, “fatta di momenti di resistenza – con l’emancipazione femminile, la guerra – e che mi hanno aiutato a superare la pandemia – spiega la podcaster – Aver trovato una chiave per raccontare il passato e connetterlo a quello che siamo oggi ha fatto risuonare la sua esperienza in diverse persone”. Interviste a sociologi e psicologi sono servite a Poma per mettere in prospettiva le vicende del diario di una donna del Novecento, evidenziando i suoi legami con la società di oggi”.
“La mia sfida era sfruttare del materiale audio che avevamo nell’archivio de Il Sole 24 ore, là dove la potenza delle immagini parlava già da sola – racconta Andrea Franceschi sul podcast Sopravvissuti, il mondo dopo l’11 settembre – Ho chiamato il collega che per caso si trovava lì ed è stato tra i primi a dare la notizia da Radio 24. Era rimasto nell’area transennata e ha visto il crollo della prima torre. In qualche modo è stato anche lui un sopravvissuto”. La testimonianza e il materiale d’archivio sono state quindi complementari.