Segretezza delle fonti, presunzione di innocenza, interesse pubblico della notizia: la deontologia è una bussola per orientarsi tra il mare di informazioni quotidiane. Per essere efficaci è importante che i Codici deontologici siano “vivi”, cioè capaci di adattarsi con tempismo ai mutamenti della società.
Proprio questo ha sottolineato Guido Camera, avvocato cassazionista, nel primo intervento del panel “I codici deontologici degli altri”, le carte che regolano l’esercizio della professione giornalistica e il lavoro degli operatori dell’informazione nei principali Paesi stranieri. La deontologia, infatti, non è solo la prima difesa del singolo giornalista, ma anche del ruolo sociale della Costituzione e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
“Anche un atto coperto da segreto di stato può essere accessibile dal giornalista, il problema è come lo diffonde e che utilizzo ne fa. Qui entra in gioco la deontologia”, così Guido Camera, avvocato cassazionista, al #glocal22 pic.twitter.com/81Lxohp5JF
— Festival Glocal (@festivalglocal) November 10, 2022
Ovunque, le Carte deontologiche sanciscono la funzione sociale del giornalista, ossia quella di garantire il diritto dei cittadini all’informazione. Chiara Albanese ha spiegato che nella redazione di Bloomberg, di cui è Vicecaporedattore della politica europea, è stato codificata una guida “The Bloomberg Way” che segue le 5F: factual, first, fastest, final, future. Essere veri e trasparenti, primi ma mai a scapito della scorrettezza, ma soprattutto guardare sempre al contesto delle notizie.
In chiusura, Tomas Miglierina, Corrispondente da Bruxelles della RSI Radiotelevisione svizzera, ha ribadito che il giornalismo deve essere capace di informare il maggior numero di persone possibili, anche per diminuire le disuguaglianze. Proprio questo, dunque, è possibile solo grazie al rispetto delle norme deontologiche.