L’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo, e il giornalismo non fa eccezione. L’AI può essere utilizzata per automatizzare compiti come la ricerca, la scrittura e la verifica delle informazioni, ma solleva nuove questioni di natura deontologica e giuridica.
In un incontro organizzato a Festival Glocal nel venerdì dedicato all’intelligenza artificiale, i relatori Alberto Barachini, sottosegretario di Stato con delega all’Informazione e all’Editoria, Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Brando Benifei, Capo delegazione del Partito democratico al Parlamento europeo, Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Derrick De Kerckhove, sociologo, Stefano De Alessandri, amministratore Delegato e Direttore Generale dell’Ansa e componente del Comitato di Direzione della Federazione degli editori Elena Golino, Consigliera dell’Ordine dei Giornalisti e Danilo De Biasio, Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti e Direttore della Fondazione dei Diritti Umani, hanno discusso di come l’AI possa essere utilizzata nel giornalismo in modo etico e responsabile.
I relatori hanno concordato sul fatto che sia importante stabilire regole e principi chiari per garantire che l’AI venga utilizzata in modo corretto e trasparente.
«La rivoluzione artificiale è entrata nella nostra redazione piano piano – ha esordito Elena Golino -. Ma rischia di non rispondere a pieno alle tematiche e ai pilastri sulle quali si basa il giornalismo. Chi ci dice che risponda a deontologia, etica, verifica dei contenuti?». E di questo si è dibattuto nel corso del lungo incontro, seguitissimo, in una Sala Campiotti gremita.
«L’intelligenza artificiale ha violato il sistema operativo della nostra civiltà – ha spiegato nel corso di un collegamento esterno il sociologo . Oggi è un nuovo punto di partenza perché ha operato uno spostamento delle nostre funzioni cognitive dall’interno verso l’esterno. L’intelligenza artificiale quindi non è più solo uno strumento ma, nel caso dell’editoria diventa un autore. Dobbiamo tenere anche conto che l’intelligenza artificiale è un bene pubblico e comune da studiare».
A inquadrare i problemi che potrebbero essere causati dall’introduzione dell’Ai in redazione, e a condurre il dibattito, il consigliere De Biasio che ha sollecitato riflessioni sulle questioni connesse al mercato del lavoro, all’economia e all’affermazione dei pregiudizi nella cultura del paese.
Secondo il sottosegretario Barachini noi abbiamo commesso un grande errore in passato: «Abbiamo accolto con grande entusiasmo le nuove piattaforme dichiarando anche che non erano responsabili di quello che veniva pubblicato. Ora ci stiamo muovendo in maniera differente: il contribuito della commissione che si è andata a creare sarà fondamentale per dare delle regole all’utilizzo dell’AI. Auspico che il Parlamento europeo riesca a dare linee guida prima di sciogliersi. Anche se c’è un aspetto non trascurabile e che va ribadito: la creatività umana è un argine straordinario».
Ma Benifei ha tenuto a precisare che: «Non servono linee guida, ce le abbiamo già, serve una legge condivisa. L’uso dell’intelligenza artificiale nell’UE verrà regolamentato dalla legge sull’intelligenza artificiale, la prima norma al mondo – ha spiegato in un intervento molto articolato l’europarlamentare-. Ma l’Intelligenza artificiale non si muove in uno spazio normativo vuoto: ricordiamo quando è stata bloccata per oltre un mese per la violazione della privacy».
«L’Italia non farà nessuna legge sull’intelligenza artificiale perché non può farla perché è di competenza comunitaria – ha proseguito Benifei -. Il Parlamento europeo sta negoziando molte modifiche a un testo unitario con tutti i paesi. Ci sono due testi uno approvato dai governi uno del Parlamento europeo: si sta cercando una mediazione. La priorità per il Parlamento è quella di assicurarsi che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nell’UE siano sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente. L’IA generativa dovrà rispettare prima di tutto requisiti di trasparenza: rivelare che il contenuto è stato generato da un’intelligenza artificiale, progettare il modello in modo da impedire la generazione di contenuti illegali, pubblicare riepiloghi dei dati con diritti d’autore utilizzati per l’addestramento. Sull’utilizzo di una filigrana che apponga un watermark siamo già tutti abbastanza d’accordo. Sul resto c’è ancora molto da fare».
Di rivoluzione epocale ha parlato Stefano De Alessandri: «E’ l’inizio di una sfida epocale. È la rivoluzione più rilevante a cui io abbiamo mai assistito e avrà lo stesso impatto che ha avuto l’introduzione della stampa. L’Intelligenza artificiale avrà un impatto sul nostro lavoro e sui nostri sistemi democratici. Occorre un assetto che regoli senza soffocare l’opportunità e l’innovazione: come federazione emaneremo linee guide generali ed ogni azienda si doterà di un proprio codice deontologico. Va considerato infine che l’intelligenza artificiale può aumentare la produttività scaricando la redazione da lavori a basso valore».
«L’intelligenza artificiale è addestrata dall’uomo mentre la tecnologia è neutra, ed è questo il pericolo più grosso – ha detto Alessandra Costante -. Noi Federazione nazionale della stampa ci stiamo interrogando. L’AI non può essere tratta come abbiamo trattato l’arrivo del web: abbiamo appaltato alle aziende la gestione del web. Repubblica e il Corriere hanno deciso che l’informazione sul web doveva essere gratis perché non riuscivano a mettersi d’accordo per trovare un sistema per fare business. E adesso siamo al punto che le aziende presentano lo stato di crisi e mandano in prepensionamento i giornalisti. Crediamo non sia possibile appaltare solo agli editori la gestione dell’AI. Ci vuole un confronto sindacale perché l’Intelligenza artificiale non cancelli quel che resta del nostro lavoro . Occorre affrontare contrattualmente l’uso dell’intelligenza artificiale sedendoci a un tavolo con gli editori».
«Tutto l’impianto che sta preparando l’unione europeo non camminerà se non ci sarà consapevolezza nell’opinione pubblica – ha aggiunto Bartoli- Dobbiamo promuovere tutti quegli sforzi che servono ad incentivare buone pratiche. C’è un problema che ci deve preoccupare tantissimo: perdita e dispersione di saper fare e consapevolezza. C’è un problema di controllo deontologico ma c’è anche un problema legato all’attività alla base della scrittura: ovvero la verifica. Le regole su cui sta lavorando l’Unione Europea sono importantissime ma io credo che sia fondamentale allargare il dibattito».
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