Il rapporto tra l’editoria e i social network, la gestione delle crisi reputazionali delle aziende, il ruolo degli influencer, la produzione di video e podcast. Sono questi i temi affrontati nel corso della mattinata di giovedì 9 maggio a Glocal Genova.
Reputazioni a rischio. Aziende, organizzazioni, personaggi e la nuova dimensione delle crisi
«Per un’impresa o un’azienda, ma anche per il singolo professionista che opera in campo reputazionale, implementare una modalità di ascolto diventa un elemento fondamentale», la questione inquadrata da Giovanni Boccia Artieri, sociologo e Direttore Dipartimento Discui Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, «di base, nessuno è saldo nella sua reputazione. L’accelerazione della comunicazione di massa fa sì che ogni atto comunicativo, anche se costruito in maniera strategica, possa trasformarsi in un momento di crisi, perché la sensibilità sociale è cresciuta».
D’accordo anche il giornalista e docente Daniele Chieffi: «oltre a gestire il fatto, bisogna gestire anche la sensibilità», ha aggiunto, «oltre che a ragionare sulla capacità di gestire la contingenza, il crisis management, c’è un valore che spesso non viene tenuto in considerazione, ovvero che il modo stesso in cui si gestisce una crisi rappresenta un messaggio». Non solo: «bisogna sempre tenere presenti gli impatti», il contributo di Laura Cannone, Crisis Management and Business Continuity Director di Costa Crociere, «quando si verifica anche un evento minimo, è chiave ragionare su quali siano gli scenari che si possono aprire. Anche da una banalità, se non gestita in maniera appropriata e senza una strategia adeguata di comunicazione, può diventare un boomerang».
Editoria e social network
Come è cambiato il numero di persone sui social? È questa la domanda con cui si è aperto l’incontro dedicato ai social network: «Il numero di utenti su Internet è estremamente elevato, oggi 5 miliardi di persone sono sui social. È un’evoluzione antropologica eccezionale, che per noi oggi sembra qualcosa di naturale, ma prima non era pensabile», queste le parole di Eugenio Damasio General Manager e giornalista digitale di No Panic Agency. Dopo un’analisi sull’uso medio di Internet, in Italia e nel resto del mondo, è stata fatta una riflessione su alcune piattaforme, in particolare Tik Tok, sempre più usato, Twitter, dove sono iscritti principalmente i giornalisti, e WhatsApp: «WhatsApp viene spesso considerato come app messaggistica, ma è in realtà a tutti gli effetti un social media», ha concluso Damasio. Con Andrea Massera, Digital Strategist di No Panic Agency si parla dell’obiettivo dell’azienda: «Abbiamo cercato di costruire una struttura alternativa a quella della redazione, perché ci fossero dei rispettivi ruoli all’interno di No Panic». Si conclude infine l’incontro con la presentazione del progetto senzafretta, un Instagram Magazine, che mensilmente propone riflessioni sugli avvenimenti del mese precedente.
Influenzano ancora gli influencers?
L’incontro si apre con una riflessione di Matteo Pogliani, Digital Strategist di OpenBox, riguardo il caso Ferragni-Balocco: «Le persone hanno discusso molto di questo evento, c’è stato un forte clamore mediatico, spinto anche dai media. Nonostante il giudizio degli utenti sia stato molto negativo, facendo un’analisi tra giugno 2023 a fine gennaio le prestazioni sono pressoché identiche, a dimostrazione che questa indignazione online non ha avuto un reale impatto sugli utenti». Che formazione ha un creator rispetto al giornalista? Se ne parla ancora con Pogliani, che sottolinea come oggi grazie alla presenza di strumenti tecnologici sempre più all’avanguardia, creare oggi contenuti è molto più semplice: «Quello che conta tanto oggi è come l’utente riesce a comprendere ciò che si vuole comunicare, e su questo molti creator hanno davvero tanta competenza. In alcuni ambiti è ovvio che serve una certa verticalità», conclude.
La domanda sembra sorgere spontanea, ovvero quando nasce la parola influencer? Si discute proprio di questo con Fabrizio Perrone, Co-Founder di 2Watch, che sottolinea come fino a più di dieci anni fa, gli influencers dovevano affrontare molte più difficoltà rispetto ad oggi: «Ci sono state diverse rivoluzioni, e gli influencers hanno sempre guadagnato sempre più spazio». Sul caso Ferragni invece conclude: «Il caso Ferragni-Balocco ci fa riflettere anche sulle responsabilità che hanno gli influencers. Vorrei mettere luce su un concetto, quello dell’autenticità del messaggio, che è anche una delle peculiarità che anche le nuove generazioni richiedono».
Editoria, video e podcast
Un incontro per raccontare lo stato attuale di video e podcast nel mondo dell’editoria con Andrea Battistuzzi e Tiziana Guerrisi, giornalisti e fondatori di Next New Media. Due strumenti di comunicazione attualmente tra i preferiti degli utenti, entrami in crescita. Grazie ad una tecnologia sempre più accessibile, anche dal punto di vista economico, video e podcast restano strumenti facilmente accessibili ai giornalisti che si trovano a poter proporre dei contenuti specifici ai loro utenti. Dall’altra parte rappresentano mezzi che permettono una buona raccolta in termini pubblicitari.