Gli antichi romani chiamavano limiti quelle pietre che segnavano i confini. Le storie di volontariato toccano spesso quei sacri confini che – come le pietre degli antichi romani – segnano un territorio da proteggere. Dall’altra parte c’è però il valore positivo – che viene riconosciuto e apprezzato – delle buone notizie. Quali sono dunque i limiti in queste narrazioni? Per esempio, è sempre necessario definire con un nome e un cognome i protagonisti? Quali le parole da maneggiare con cura? Qual è il confine tra diritto di cronaca, valorizzazione di una storia o di una persona e rispetto della sua riservatezza, anche in conseguenza delle appartenenza ricadute sulla persona stessa o sulla sua famiglia o sulla sua comunità di appartenenza?
Incontro organizzato in collaborazione con Csv Insubria.
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